SU QUANTO STA ACCADENDO IN CATALOGNA

3 Ottobre 2017

SU QUANTO STA ACCADENDO IN CATALOGNA.

Pensieri in ordine sparso a corollario del bell'articolo pubblicato in calce:

1) Nel diritto internazionale il principio di "autodeterminazione dei popoli" si applica in tre casi: i popoli soggetti a dominio coloniale, i popoli il cui territorio è stato occupato da uno Stato straniero e i gruppi minoritari che all’interno di uno Stato sovrano si vedano rifiutare un accesso effettivo all’esercizio del potere di governo. La Catalogna non ricade in nessuno di questi casi (e neanche il Veneto, la Lombardia e il Piemonte. Quest'ultimo addirittura non è stato occupato, ma ha occupato il resto dell'Italia nell'800).

2) Citando Sergio Romano, "nelle grandi crisi territoriali, è quasi sempre più utile unire che dividere". Questo vale per i Curdi che vogliono emanciparsi da Irak, Turchia, Siria e Iran ("in una regione dove il ricorso alle armi è sempre più frequente, la creazione di uno Stato curdo darebbe probabilmente il colpo di grazia a ciò che ancora sopravvive del vecchio ordine e avrebbe per effetto nuove guerre"). Vale anche per la Scozia e l'Irlanda del Nord in un Regno Unito già messo sotto pressione dalla Brexit. E vale per la Catalogna.

3) All'origine della crisi catalana c'è certamente l'incapacità di Rajoy di governare un processo delicato, che ha finito per legittimare la minoranza catalana che reclama l'indipendenza dalla Spagna. Ma c'è anche l'uso strumentale del concetto di "patria", da ambo le parti. Inutile dire che in un mondo globalizzato, le "piccole patrie" sembrano ripristinare il concetto perduto di comunità e di rassicurante rifugio, ma la patria storicamente "funziona in relazione a una minaccia esterna. È facile entusiasmarsi con la patria, credersi diversi dagli altri, credersi migliori degli altri, credere che tutti i mali vengano da quelli che si trovano più lontani, quelli che non sono nostri parenti, che non sono nostri vicini, che non sono dei nostri. È più comodo, più rassicurante: evita vari problemi ed evita soprattutto lo sforzo di dover pensare. Di fronte all’aumento, negli ultimi anni, delle disuguaglianze nella società catalana, come nel resto di quella spagnola, dovuto alla concentrazione della ricchezza, alla perdita di posti di lavoro e agli errori economici, la cosa più facile per molti catalani è stato dire “Espanya ens roba” (la Spagna ci rapina). È quanto hanno fatto anche i britannici che hanno votato a favore della Brexit o gli statunitensi che hanno votato per Trump. Ed ecco i risultati." Quindi all'origine della crisi catalana c'è innanzitutto il tentativo di politici catalani incapaci di scaricare le responsabilità su un nemico esterno: la Spagna.

4) Di fronte al risorgere delle istanze indipendentiste in varie parti d'Europa, occorre che la politica risponda all'invocazione del fantasma della "patria" con il sostegno a quei corpi intermedi che mantengono in vita le comunità e i legami sociali (la famiglia, l'associazionismo, i sindacati, i partiti, ecc.) e smorzano il senso di solitudine nel quadro di un mondo globalizzato e talvolta alienante. La politica deve inoltre investire per avere più Europa e non meno Europa. Un'Europa di nazioni, di popoli, che rinunciano a parte della propria sovranità per rispondere in modo più forte e compatto alla concorrenza del mondo globalizzato, proteggendo i valori e i diritti che solo l'Europa custodisce.

 

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