Risposte a L'Eco del Chisone su Cattolicesimo politico

13 Gennaio 2019

Risposte a L'Eco del Chisone su Cattolicesimo politico

  • E' ancora attuale la presenza del cattolicesimo politico all'interno del palcoscenico partitico? Se sì, perché? E perché sembra ci sia da parte dei dirigenti l'esigenza di avere ancora un "partito dei cattolici"?

 

Nella Lettera a Diogneto del secondo secolo dopo Cristo si ritrova uno splendido ritratto dei cristiani: «I cristiani abitano ciascuno la propria patria, ma come stranieri residenti; a tutto partecipano attivamente come cittadini, e a tutto assistono passivamente come stranieri; ogni terra straniera è per loro patria, e ogni patria terra straniera. I cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo».

Da questo passo, così essenziale, emerge che il cristiano è chiamato a non essere del mondo, ma al tempo stesso a non estraniarsi dal mondo. Il cristiano deve sentire come un dovere l’esercizio della propria cittadinanza e, in alcuni casi, l’accettazione della vocazione politica. Il cristiano che fa politica si sente spesso “pecora in mezzo ai lupi”, ha spesso voglia di scappare a causa del cinismo e della spregiudicatezza, ma può, attraverso il servizio politico, incontrare i poveri e attraverso i poveri incontrare Dio.

 

Per questo è attuale la presenza dei cristiani nella vita politica. “La politica è la più alta forma di carità” come diceva Paolo VI.

Proprio in questo mese di gennaio celebriamo inoltre il centenario dell’Appello ai Liberi e Forti di Luigi Sturzo, che ha segnato l’inizio della storia del cattolicesimo politico italiano.

Una storia che non si esaurisce più nella presenza in un unico partito. Lo dicono le rilevazioni elettorali: i Cattolici distribuiscono il proprio voto proporzionalmente alla forza dei partiti politici. E poi neanche la Democrazia Cristiana era “il partito dei cattolici”, ma piuttosto “un partito di cattolici”, in quanto i cattolici militavano anche in altri partiti. Chi ha tentato di costituire una compagine di soli cattolici ha ottenuto percentuali molto risicate. E penso che ciò accadrebbe anche oggi. La sfida è aumentare la rilevanza dei cattolici nei partiti esistenti.

 

La stagione dell’unità politica dei cattolici sembra lontana, ma è invece molto vicino e caldo l’invito del Papa e dei Vescovi a un impegno attivo. Va ricordato in particolare l’appello di Gualtiero Bassetti del 30 maggio 2018:

Di fronte alla crisi sociale e politica in cui è precipitata la «nostra diletta Italia ogni persona di buona volontà ha il dovere di rinnovare il proprio impegno, ciascuno nel suo ruolo, per il bene supremo del Paese… rinnovo l’appello di don Luigi Sturzo a «tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria». È infatti eticamente doveroso lavorare per il bene comune dell’Italia senza partigianeria, con carità e responsabilità, senza soffiare sul fuoco della frustrazione e della rabbia sociale.”

  • Il cattolicesimo dell'attivismo partitico/politico degli anni '70 è cambiato, come e cambiata anche la politica stessa. Riproporre dei movimenti cattolici non è forse anacronistico? Il concetto di partito come eravamo abituati a intenderlo è, volenti o nolenti, totalmente trasformato. La popolazione non percepisce ora il cattolicesimo attivo come una più semplice attività associazionistica slegata dalle logiche di partito?

 

I partiti sono certamente cambiati. E infatti in questo momento è in crisi non solo la tradizione politica del cattolicesimo, ma la stessa democrazia rappresentativa. Non è un problema solo dei cattolici: è un problema di tutto il sistema democratico che deve rivitalizzare la relazione tra rappresentanti e rappresentati, tra eletti ed elettori. Pena il rafforzamento della deriva autoritaria e dell’uomo solo al comando.

 

Ritengo che i cattolici stiano ricominciando ad avvicinarsi all’impegno politico, dopo una fase di freddezza e distanza. Forse, oltre all’appello del Papa e dei Vescovi, è anche la gravità della povertà (5 milioni di poveri in Italia) o il sottile attacco alle istituzioni democratiche a suscitare un sussulto di responsabilità nei cattolici e una spinta ad occuparsi della cosa pubblica. Ad esempio nel Partito Democratico esiste un vivace gruppo di cattolici che non nascondono la propria ispirazione cristiana. “Una politica fatta non in nome della fede, ma a causa della fede”, come diceva Benigno Zaccagnini. In provincia di Torino questo gruppo, guidato da Stefano Lepri, è percepito chiaramente come una forma di cattolicesimo politico all’interno del Partito Democratico ed è stato premiato anche recentemente, nelle Primarie regionali del 16 dicembre 2018, da percentuali che lo attestano a quasi un quarto del totale. Quindi l’impegno dei cattolici non è solo nelle associazioni caritative ed educative: è ben vivo anche nei partiti politici.

 

L’intera città è la casa dei cattolici. Non solo la parrocchia o l’associazione cattolica. E questo vale anche se ci sentiamo minoranza e spesso siamo mal tollerati per le nostre idee sulla famiglia, sul rispetto per la vita in ogni sua fase, sulla libertà educativa, sull’attenzione ai poveri, siano essi mendicanti, rifugiati, drogati, disabili o matti. La città è la casa dei cristiani e i cristiani devono interessarsene e sentirsene responsabili.

Non con la logica della nicchia, ma con quella dello lievito.

 

  • Tutte le forze politiche si contendono il voto dei cattolici: Salvini con il rosario ai comizi, Di Maio e anche il Partito Democratico. Il Cattolicesimo è ancora un monolite o più una forza eterogenea difficile da collocare nei classici parametri di destra e sinistra? E se è così, il cattolico è di destra o di sinistra?

 

Il cattolicesimo non è un’etichetta, ma l’adesione al Vangelo, in tutti gli ambiti della vita. Quindi non si alimenta tanto di esteriorità e di simboli ostentati, ma di interiorità, che si riflette sulle scelte di vita e sulle scelte politiche. Purtroppo i simboli religiosi usati nei comizi sono una banale strumentalizzazione a fini elettorali. “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Nei comizi si dovrebbe parlare di proposte politiche e non abusare di un senso di appartenenza religioso. Altrimenti il rischio è che, come diceva pochi giorni fa Padre Antonio Spadaro su Civiltà Cattolica, si appartenga a un’identità religiosa senza però credere.

Per i populismi che sperimentiamo oggi, la forza di una democrazia dipende dall’esistenza di un popolo relativamente omogeneo con un’identità precisa e riconoscibile fondata sulla coesione etnica. Ma attenzione, perché quando la comunità etnica si pone al di sopra della persona, secondo Jacques Maritain, non vi è più alcun baluardo al totalitarismo politico. Le tradizioni antiliberali costituiscono ponti ideologici per le attuali alleanze tra cristianesimo e forme aggressive di populismo. Il rischio oggi per la Chiesa è altissimo: l’appartenere senza credere. E questo trasformerebbe la religione in ideologia”.

 

Come già detto, i cattolici sono presenti in tutti i partiti politici. Il problema, spesso richiamato da Bassetti, è la divisione tra “cattolici della morale” (di destra) e “cattolici del sociale” (di sinistra). I due riferimenti fondamentali del cattolicesimo politico, cioè la Costituzione e la Dottrina Sociale della Chiesa, sono uguali per tutti i cattolici e dovrebbero favorire dei momenti di incontro tra cattolici che militano in partiti diversi. Altrimenti ci sarà qualcuno che si occuperà di aborto, famiglia, eutanasia, ma non di povertà, razzismo e emarginazione sociale e viceversa.

 

  • Nei nuovi movimenti cattolici di oggi, è in atto un cambio generazionale?

 

Personalmente ho la fortuna di arrivare da un’esperienza fortemente orientata ai giovani come il Sermig, ma è chiaro che la crisi educativa, che da almeno 30 anni colpisce i giovani italiani, si abbatte anche sulle realtà cattoliche. E’ necessario considerare i giovani una priorità: investendo sulla scuola, sulla formazione professionale, sulla famiglia, sulle forme associative. Su tutti i corpi intermedi che possano aiutare i giovani a tornare protagonisti in una società che li ha relegati in un angolo e tollera che non studino, non lavorino, non siano messi in condizione di spendersi per realizzare i loro sogni.

 

5) Il Pd è il partito della Legge Cirinnà, un cattolico può ancora trovarsi all'interno di questo partito? Anche in Europa, il Pd è il partito più europeista, ma le forze progressiste europee hanno da sempre portato avanti delle lotte che stridono con i dettami della Chiesa, come la legge sull'aborto, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, eutanasia e molto altro.

 

Il PD è un partito plurale che da 11 anni costruisce sintesi tra culture politiche diverse. Noi cattolici del PD abbiamo votato la legge sulle unioni civili (Legge 76/2016) perché riconosce alle persone dello stesso sesso il legittimo diritto a costituire una formazione sociale specifica, senza entrare in contraddizione con la Costituzione. L’unione civile non è infatti equiparata al matrimonio. Quella legge è stata frutto di un’attenta mediazione, di un dialogo maturo e laico, in cui anche i cattolici, come l’allora Senatore Stefano Lepri, hanno dato il loro determinante contributo.

Rispetto alla Legge 194/1978 sull'aborto, ricordo che non è una legge del PD, ma di una mediazione tra le forze politiche all’indomani di un Referendum. Credo che questa Legge non vada nè cancellata né modificata, anche perchè ha contribuito a ridurre il numero degli aborti in Italia, ma vada pienamente attuata, senza tralasciare le misure ivi previste e non realizzate volte a supportare le donne che desiderano il bambino, ma per ragioni economiche e sociali finiscono per abortire.

A livello europeo il PD fa parte del Gruppo “Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici”, quindi non si tratta di Socialisti tout cour. Il contributo specifico dei Democratici italiani, che comprendono anche molti cattolici, è debitamente rappresentato. Il PD infatti, con i 31 eurodeputati, è la maggiore forza politica all'interno del gruppo europeo S&D. La capodelegazione al Parlamento europeo del PD è la milanese Patrizia Toia, grande esperta di industria e politiche energetiche. Patrizia Toia è cattolica.

Quindi le idee cattoliche e gli esponenti cattolici nel Partito Democratico non sono marginali, in Europa come in Piemonte.

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