Le politiche sociosanitarie regionali alla prova dei mutamenti demografici e sociali

7 Gennaio 2024

piemonte

Le politiche sociosanitarie regionali alla prova dei mutamenti demografici e sociali

7.1.2024

Il Piemonte, insieme alla Liguria, all’Umbria e al Friuli Venezia Giulia, è una delle Regioni più anziane d’Italia, che a sua volta è il secondo Paese più anziano del mondo, dopo il Giappone.

E’ chiaro che questa struttura demografica avrebbe dovuto accelerare negli ultimi anni una profonda riforma della programmazione sociosanitaria regionale, ma così non è stato, se non parzialmente.

Se al numero sempre più elevato di over 65 piemontesi si aggiungono l’inflazione, il caro mutui, il caro energia e le maggiori povertà materiali ed educative della popolazione (disagio psichico post pandemico, disgregazione familiare, disagio giovanile, inadeguatezza genitoriale, solitudine, aumento del numero di Minori Stranieri Non Accompagnati…), si comprende facilmente come mai le politiche sociosanitarie regionali siano sotto stress.

I piemontesi sono sempre più anziani, poveri, fragili e soli e questo richiederebbe non tagli alla spesa pubblica, ma un serio investimento sul sociale e sulla sanità, in collaborazione con gli Enti di Terzo Settore, per mettere in sicurezza la tenuta sociale della nostra comunità.

Cosa sta accadendo invece?

Il Governo Meloni:

  • Ha bruscamente cancellato il reddito di cittadinanza, lasciando senza supporto le famiglie senza figli minorenni e gli over 50 disoccupati. Tanti inoccupabili sono rimasti senza nulla e si rivolgono ai comuni e agli enti caritativi per ricevere aiuto
  • Ha azzerato il fondo nazionale per la morosità incolpevole ed il fondo di sostegno alla locazione
  • Ha ridotto il fondo sanitario nazionale, da cui derivano le assunzioni degli operatori sanitari e il finanziamento delle liste d’attesa per visite ed esami
  • Non ha ridotto le accise sui carburanti
  • Ha rimodulato l’utilizzo dei fondi europei del PNRR, con una conseguente riduzione, anche in Piemonte, del numero di case di comunità (poli territoriali per medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, infermieri di comunità, specialisti ed assistenti sociali)
  • Non ha affrontato il grande tema dei salari bassi

Sul piano regionale, la giunta Cirio:

  • Ha lasciato invariati i fondi regionali per i 47 Enti gestori delle funzioni socio assistenziali piemontesi (EEGG), che gestiscono le politiche sociali (anziani, minori, disabilità, povertà) per conto dei comuni. Questo nonostante l’aumento delle prestazioni conseguenti all’incremento della povertà e del disagio, nonostante l’aumento delle spese per l’inflazione e la presenza di nuovi vincoli finanziari imposti dalla Regione a seguito della legge Allontanamento zero.
  • Tramite la legge regionale 17/2022 (Allontanamento zero) ha vincolato 20 sui 44 milioni di euro regionali annui destinati agli EEGG, alla prevenzione degli allontanamenti dei minori dalla famiglia d’origine, anche nei territori molto anziani dove ci sono pochi minori. Attenzione: i 20 milioni sono vincolati alla prevenzione degli allontanamenti e non ai minori in generale. Quindi gli EEGG non possono più spendere liberamente i fondi regionali, in base ai bisogni specifici del loro territorio, ma devono privilegiare i minori in famiglia rispetto agli anziani, ai minori già allontanati e in affido, ai disabili e ai poveri. Questi nuovi vincoli finanziari ed operativi possono complicare l’attuazione delle politiche sociosanitarie
  • Ha innalzato le tariffe delle rette in Rsa (che ospitano più di 36.000 piemontesi per lo più non autosufficienti) senza una concertazione con i comuni
  • Ha dato il via libera a un nuovo regolamento Isee regionale che impedisce l’utilizzo dell’indennità di accompagnamento per pagare la quota sociale della retta in Rsa, in carico a utenti e comuni, con notevole aggravio finanziario a carico dei comuni
  • Non ha potenziato una rete di servizi che mettano in contatto l’ospedale, il territorio e le residenzialità in modo fluido. Le liste d’attesa per progetti residenziali e domiciliari per persone non autosufficienti (anziane o disabili) sono quindi molto lunghe e il modello di cura (minutaggi, integrazione sociosanitaria, integrazione territoriale, aggiornamento degli standards di cura, caratteristiche del personale…) non è stato rivisto. Senza dimenticare che se non si potenzia la medicina di territorio, a monte degli ospedali (per evitare il ricovero ospedaliero, tranne nei casi gravi) e anche a valle (per riuscire a dimettere i pazienti dall’ospedale dopo la fase di acuzie), i pronto soccorso e i reparti ospedalieri collassano.

Il combinato disposto tra i tagli e i ritardi nazionali del governo Meloni e le misure squisitamente regionali rischia di far saltare le politiche sociosanitarie in Piemonte.

Sottolineiamo due fenomeni preoccupanti:

  1. Il trasferimento della responsabilità sulle politiche per anziani e persone povere o con disabilità dalla Regione ai Comuni (si vedano gli interventi sulle tariffe in RSA e i mancati interventi a favore degli EEGG)
  2. La sostituzione della spesa storica regionale, sociale e sanitaria, con temporanei fondi europei sociali (Fondo Sociale Europeo - FSE). Due esempi: la misura Scelta Sociale per persone non autosufficienti (90 milioni di euro del FSE, validi solo nel 2023 e 2024) e la misura sulla genitorialità positiva per sostenere l’adeguatezza genitoriale (42 milioni di euro del FSE, validi solo nel 2024, 2025 e 2026).

In particolare, questa Giunta sta spostando la competenza delle Rsa e delle cure domiciliari per persone non autosufficienti verso l'ambito sociale, diminuendo la responsabilità in capo alla sanità e quindi in capo ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) giuridicamente esigibili.

Noi ci auguriamo un’inversione di tendenza nei prossimi mesi, sia a livello nazionale sia a livello regionale, perché non c’è crescita senza coesione sociale e non c’è sviluppo senza contrasto alla povertà e alla solitudine.

Monica Canalis, consigliera regionale

RispondiInoltra

cross