La non autosufficienza è la nuova frontiera della sanità
Monica Canalis
6.2.2023
In un paese sempre più anziano come l’Italia, in cui la Regione Piemonte è seconda forse solo alla Liguria per numero di anziani sul totale della popolazione, le politiche per gli anziani sono un settore strategico per garantire la sostenibilità della sanità e del welfare, essendo gli anziani i principali fruitori di questi servizi.
Tuttavia, oggi buona parte delle cure alle persone non autosufficienti è delegata ai pazienti e ai loro cari. La sanità dovrebbe essere vicina a queste solitudini, rendendo le politiche per la non autosufficienza un diritto di cittadinanza, che riguarda non solo gli anziani ma anche i disabili non autosufficienti.
L’insufficienza di interventi pubblici di sostegno alle persone non autosufficienti sta producendo effetti drammatici sulla popolazione italiana, e nello specifico piemontese: dall’impoverimento dei nuclei familiari che devono farsi carico dell’assistenza familiare a domicilio o dei posti letto nelle RSA, alle gravi problematiche che colpiscono le dinamiche familiari quando l'impegno di assistenza diventa insostenibile, con la rinuncia alla dimensione lavorativa per chi non può fare a meno di dare assistenza ma non può usufruire dei congedi retribuiti, fino ai gravissimi rischi di solitudine e abbandono per i malati che non dispongono di solide relazioni sociali e di reti familiari. La convinzione diffusa che l’assistenza alle persone non autosufficienti sia esclusivamente a carico dei nuclei famigliari, in ragione dell’assenza o debolezza dei servizi pubblici di supporto, costituisce un serio problema culturale, che alimenta nelle famiglie un lacerante senso di abbandono. Il rischio più grande è quello di un vero e proprio fenomeno di “eutanasia da abbandono”: pazienti cronici anziani che non ricevono più le cure necessarie.
Oggi esiste l’urgenza di aggiornare i modelli di cura, di evitare la cristallizzazione di procedure non più adeguate ai bisogni e di smettere di considerare il malato come un “cliente” o come un “oggetto di cure”, ma come una persona a cui va sempre riconosciuta dignità, anche quando non c’è speranza di guarigione. Si deve infatti curare con amore anche chi non è guaribile. Per questo le cure domiciliari e residenziali rivolte alle persone non autosufficienti, croniche, psichiatriche e con malattie neurodegenerative rappresentano la nuova frontiera non solo del sociale, ma soprattutto della sanità italiana.
Se da un lato l'offerta di posti letto residenziali deve essere in una misura congrua alla richiesta e ai bisogni della popolazione, soprattutto per determinate patologie e per le situazioni abitative e familiari inadeguate, dall’altro è necessario prestare altrettanta attenzione alla garanzia di cure e assistenza presso il domicilio, considerando che le cure domiciliari garantiscono maggiore qualità di vita per gli utenti e per le loro famiglie, interventi più personalizzati, costi più bassi per la collettività, riduzione dei ricoveri ospedalieri inappropriati e degli intasamenti dei pronto soccorso. Queste cure sono più appropriate, meno costose e più rispettose dei legami affettivi e comunitari, che sono parte dell’identità della persona e concorrono al suo benessere non solo relazionale, ma anche sanitario.
Purtroppo il Piemonte sconta l’assenza di una rete di servizi che mettano in contatto l’ospedale, il territorio e le residenzialità in modo fluido. La famiglia non può essere un succedaneo del SSN, eppure oggi il carico di cura delle persone non autosufficienti è in gran parte sulle spalle delle famiglie piemontesi.
In questa situazione il Sistema Sanitario Nazionale, la più grande conquista degli anni '70, rischia di sfiorire o di essere a poco a poco sgretolato.
Le criticità piemontesi
Gli errori della Giunta Cirio
Nel corso degli ultimi quattro anni abbiamo più volte sottolineato le carenze della Giunta Cirio sul tema della non autosufficienza, con liste d’attesa di più di 15.000 persone finanziate in modo insufficiente dalla sanità, con conseguenti ricadute sulle ospedalizzazioni inappropriate.
Occorre con urgenza una revisione organica e strutturale del modello di cure per la post acuzie, che coinvolga tutta la sanità territoriale, dalle RSA alla domiciliarità agli ambulatori e case di comunità.
Invece la destra ha proposto misure ingannevoli e tampone: dalle dimissioni protette in RSA per soli 60 giorni, al bonus Scelta sociale con scadenza 2024, ai ristori gonfiati per i consumi elettrici delle strutture, all’aumento delle tariffe residenziali di cui i Comuni non riescono a farsi carico e che quindi porterà ad una riduzione del numero di utenti.
Vediamo nel dettaglio gli errori della Giunta a danno delle persone non autosufficienti:
Il bonus “Scelta Sociale” della Regione Piemonte costituisce un sollievo immediato per le persone non autosufficienti e per le loro famiglie, ma è una grave distorsione sul medio periodo.
Ecco perché:
Insomma, non ci pare la risposta corretta all’emergenza della non autosufficienza, di persone anziane o disabili. I fondi europei di carattere sociale dovrebbero essere aggiuntivi e non alternativi o sostitutivi dei fondi regionali, sia sanitari sia sociali. La Giunta Cirio, invece, ha tagliato negli ultimi tre anni ben 10 milioni di euro di fondi regionali sociali per cure domiciliari per persone non autosufficienti e sta riducendo la spesa sanitaria per Rsa. Un taglio su fondi regionali in vista di maggiori fondi europei è segno di un forte disimpegno e deresponsabilizzazione da parte della Regione. Invece di fare appello ai privati o di ricorrere ai fondi europei, il Presidente Cirio dovrebbe garantire i fondi sanitari per le convenzioni in Rsa e per le prestazioni domiciliari. E’ questo il modo corretto per soccorrere le famiglie in difficoltà. Questa Giunta sta spostando la competenza delle Rsa verso l'ambito sociale, diminuendo la responsabilità in capo alla sanità. Da un lato riduce la spesa sanitaria per i posti letto convenzionati in Rsa e dall'altro mira a utilizzare i fondi europei del FSE per un Bonus che vada a coprire la retta, a cui non sempre le famiglie riescono a far fronte. Oggi le ASL piemontesi non spendono tutto quello che hanno per le convenzioni nelle RSA e usano il fondo convenzioni un po' come un salvadanaio per far fronte alle spese impreviste, lasciando in lista d'attesa per un progetto residenziale quasi 5.000 anziani non autosufficienti e lasciando vuoti molti posti letto accreditati in Rsa. Una cinica forma di risparmio, consumato sulla sofferenza delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie. Non possiamo distogliere l'FSE da altre importanti destinazioni di spesa, solo per coprire la cattiva gestione dei fondi sanitari da parte delle ASL piemontesi! Prima dobbiamo alzare la spesa sanitaria per le Rsa e poi valutare il ricorso al Fondo Sociale Europeo. L'Assessore Icardi riconosca finalmente che le Rsa sono una competenza della sanità, oltre che del sociale, e non cerchi surrettiziamente e con la collaborazione dell'assessore Marrone di deresponsabilizzare la sanità!
Gli interventi necessari
È necessario evitare il collasso degli ospedali e potenziare la medicina di territorio, a monte degli ospedali (per non arrivare al ricovero ospedaliero se non nei casi gravi) e anche a valle (per riuscire a dimettere i pazienti dall’ospedale dopo la fase di acuzie).
Ospedale e medicina territoriale vanno integrati, sanità e sociale devono viaggiare insieme, cure residenziali e domiciliari sono due facce della stessa medaglia.
Se mancano le cure a domicilio, aumentano i ricoveri in ospedale, questo è un assioma che dovremo avere bene in mente.
Puntiamo su una riforma complessiva del modello di cura per le persone croniche non autosufficienti, per individuare, insieme alle famiglie, formule nuove e più flessibili di cura ed assistenza, senza arretramenti della sanità e con una migliore integrazione socio sanitaria.
Apriamo ad un finanziamento sanitario anche delle cure domiciliari e non solo di quelle residenziali, per una vera libertà di scelta delle famiglie tra ricovero residenziale e assistenza domiciliare. Diciotto ore annuali di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) sono ben poca cosa: la sanità deve prendere globalmente in carico la persona non autosufficiente nel suo domicilio, così come fa già nelle strutture residenziali.
In una regione anziana come il Piemonte, la cura della non autosufficienza è davvero la nuova frontiera della sanità e può davvero essere il nucleo centrale del nostro programma per riconquistare la Regione nel 2024.
Monica Canalis