IL RUOLO DELLE SOCIETA’ OPERAIE DI MUTUO SOCCORSO IN PIEMONTE. DISCORSO PER I 150 ANNI DELLA SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO DEGLI OPERAI ED AGRICOLTORI DI OSASCO 17.9.2023

19 Settembre 2023

IL RUOLO DELLE SOCIETA’ OPERAIE DI MUTUO SOCCORSO IN PIEMONTE.
DISCORSO PER I 150 ANNI DELLA SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO DEGLI OPERAI ED
AGRICOLTORI DI OSASCO
17.9.2023
Oggi è un giorno di profonda gioia e orgoglio per questa comunità. Ci riuniamo qui per celebrare un
traguardo straordinario: i 150 anni della Società di Mutuo Soccorso degli Operai e Agricoltori di Osasco. È un
grande onore per me ritrovarmi a commemorare una istituzione che ha giocato un ruolo fondamentale nella
storia del nostro territorio e nel benessere dei cittadini di Osasco.
La nascita della Società di Mutuo Soccorso nel 1873 segna un momento cruciale nella storia di Osasco e del
pinerolese.
Era un periodo di grandi cambiamenti sociali ed economici, caratterizzato da sfide e opportunità. I lavoratori
e gli agricoltori si trovavano di fronte a gravi difficoltà, ma fu proprio in questi momenti di sfida che emerse la
forza della solidarietà e della collaborazione. Fu allora che un gruppo di individui lungimiranti e altruisti
decise di unire le forze per creare una rete di sostegno reciproco, dando vita alla Società.
Lo Statuto della Società già proponeva all’epoca quanto segue: “ha per iscopo l’unione e la fratellanza, il
mutuo soccorso e la scambievole istruzione, e così di aiutarsi e di soccorresi vicendevolmente per mezzo di
individuale contributo e d’istruirsi nei diritti e doveri del buon cittadino sotto la piena osservanza della legge.”
Nel corso di questi 150 anni, la Società di Mutuo Soccorso è stata un faro di luce nella vita dei cittadini. Ha
fornito assistenza finanziaria in momenti di difficoltà, ha promosso l'educazione e la formazione, ha creato
opportunità di crescita e ha alimentato un senso di appartenenza e fratellanza.
Con l’avvento dei servizi forniti da INPS, INAM, INAIL la Società di Mutuo Soccorso si trasformò in
Cooperativa di Consumo per gli acquisti collettivi, anche in questo caso il valore della solidarietà ha
continuato il suo cammino nonostante la trasformazione sociale e la comunità ha dimostrato una
straordinaria capacità di adattamento e di resilienza.
Le società di mutuo soccorso (SOMS) appartengono al terzo settore, che è l’espressione della vitalità della
comunità. Il terzo settore non è stato e non è mercato, è un terzo soggetto improntato alla gratuità e alla
fraternità.
Oggi in Italia quasi un milione di persone opera nel terzo settore. Tutti gli enti di terzo settore sono no profit,
fanno ricavi ma con un criterio diverso dagli enti con scopo di lucro.
Il terzo settore è stato, fin dall’Ottocento, un pilastro della coesione sociale del nostro territorio.
Si può dire che molte forme di terzo settore siano nate proprio a Torino e provincia. Anche le società di
mutuo soccorso.
C’è quindi un humus favorevole nel nostro territorio.
Le opere dei santi sociali, le società di mutuo soccorso e le cooperative sono state le prime espressioni
organizzate di solidarietà, a fianco delle organizzazioni sindacali, nel tumultuoso periodo della prima
industrializzazione.
Ma è soprattutto a partire dagli anni settanta e ottanta del Novecento che il Terzo settore si rafforza. Anche
con l’arrivo delle leggi nazionali, si registra una notevole crescita delle organizzazioni di volontariato,
dell’associazionismo di promozione sociale, delle cooperative sociali e delle diverse strutture della
formazione professionale e dell’accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro.
Indubbiamente questa rete, promossa in particolare dall’ispirazione cristiana o dalla tradizione socialista, ha
vissuto un originale ed autonomo protagonismo, ma è stata anche valorizzata da una Pubblica
Amministrazione che, soprattutto con il centrosinistra, ha sempre voluto lavorare non a distanza, non con
sospetto, non con l’indifferenza del laissez-faire liberista, ma insieme.
Gli ambiti di interesse generale in cui operano, con molte eccellenze, gli enti di terzo settore a Torino e
provincia sono tutti quelli previsti dalla recente legge nazionale sul terzo settore del 2017: socio-
assistenziale, sanità, educazione, formazione, cultura, attività ricreative, sport, commercio equo e solidale,
housing sociale, turismo sociale, inserimento lavorativo, tutela dell’ambiente e del paesaggio, ricerca
scientifica, cooperazione allo sviluppo, accoglienza dei migranti, agricoltura sociale, beneficenza, adozione
internazionale, utilizzo dei beni sequestrati alle mafie, protezione civile, ecc.
Per ogni comparto servirebbero molte indicazioni. Qui indico soltanto la strada che il nuovo Codice del terzo
settore traccia con l’articolo 55, in forza del principio costituzionale di sussidiarietà: le amministrazioni

pubbliche dovranno assicurare il coinvolgimento attivo degli enti del terzo settore, attraverso forme di co-
programmazione, co-progettazione e accreditamento. Anche la gestione dovrà essere ispirata al principio di
“amministrazione condivisa”, così come definito dalla sentenza 131 del 2020 della Corte Costituzionale,
previa definizione delle modalità con cui individuare gli enti partner.
Pur già oggi all’avanguardia nel panorama italiano nella collaborazione pubblico-terzo settore, servirà
dunque, nei prossimi anni, un ulteriore salto di qualità da parte di comuni, Regione e Città metropolitana. Per
superare definitivamente il codice della competizione e praticare quello dell’amministrazione condivisa.
E per partecipare da protagonisti alla nuova stagione del welfare del XXI° secolo che la Commissione
Europea ha tracciato e intende finanziare massicciamente, per accompagnare le transizioni digitale,
tecnologica, verde, energetica e industriale e far avanzare democraticamente le nostre comunità, senza
lasciare nessuno indietro.
Dobbiamo quindi respingere i rigurgiti statalisti che comprimono la libertà di iniziativa e dall’altra parte
dobbiamo respingere il liberismo selvaggio che aumenta le disuguaglianze. Al contempo dobbiamo rifiutare
la competizione tra stato ed enti privati no profit, per scegliere invece la logica della collaborazione,
riconoscendo che lo Stato ha ruolo di regia, di regolazione, promozione e di programmazione, ma il privato,
soprattutto se no profit, svolge a sua volta attività di interesse generale e quindi a tutti gli effetti svolge attività
di carattere “PUBBLICO” come sancito dalla Corte Costituzionale. L’autonoma iniziativa dei cittadini, in
collaborazione con le articolazioni statuali, arricchisce la comunità e aiuta a raggiungere il bene comune
della comunità.
Per quanto riguarda le SOMS, sono una forma di ente di terzo settore tipico del Piemonte. Sono infatti circa
mille le SOMS in italia, di cui quasi 400 nella nostra Regione. E’ importante mantenere la vocazione
originaria di questi soggetti, ravvivando lo spirito del mutualismo e coinvolgendo i giovani.
Il compito delle istituzioni è quindi quello di:
 Promuovere la mentalità della coprogrammazione e coprogettazione con il Terzo settore
 Non retrocedere rispetto alla funzione di regia e regolazione delle istituzioni (si pensi alla crisi della
sanità pubblica), assegnando al Terzo settore una funzione integrativa e non sostitutiva della
Pubblica Amministrazione
La Regione deve dotarsi in fretta di una norma sulla coprogrammazione e coprogettazione, a cui sto
cercando di contribuire con una legge a mia prima firma.
Alexis de Tocqueville nell‘800 asserì che la salute della democrazia si misura dalla salute dei corpi
intermedi. Ebbene, anche le SOMS sono corpi intermedi, terzi rispetto allo stato e al mercato, interpreti della
logica della solidarietà e non di quella del profitto, in cooperazione con lo stato.
Sostenendo il terzo settore no profit, sostenendo le Soms, sosteniamo quindi anche la democrazia e la
libertà.
Auguriamo altri 150 anni di vita alla Soms di Osasco!
Grazie.
Monica Canalis

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