COME SI VINCONO LE ELEZIONI?

Monica Canalis

27.6.2024

Come si vincono le elezioni? Credo che sia un quesito fondamentale, in merito al quale nel PD si dibattono due visioni molto diverse: i fautori di una netta linea massimalista e radicalista, tesa a considerare il partito come un bottino di chi vince il congresso, ed i sostenitori di una linea orientata alla mediazione, al riformismo e all’inclusione di chi perde il congresso.

Nel febbraio 2023, la linea massimalista ha prevalso di poco alle primarie e ha promosso nell’anno successivo un modello gestionale di sostanziale sostituzione dei quadri dirigenti del partito (anche con figure mai appartenute al Pd), per poi fare i conti nel giugno 2024 con il peso popolare e territoriale dei candidati riformisti alle europee e dei sindaci riformisti alle comunali.

Le 498.000 preferenze di Decaro, le 389.000 di Bonaccini e le 210.000 di Gori hanno superato le 170.000 di Schlein.

Il 24,08% ottenuto da Schlein alle europee supera il 22,69% ottenuto da Zingaretti cinque anni prima, ma è merito anche dello straordinario effetto di trascinamento dei candidati riformisti, oltre che della crescita dell’astensionismo, passato dal 43,91% del 2019 al 50,31% del 2024.

Sul fronte delle regionali, il risultato piemontese è in sequenza con gli esiti negativi di Friuli Venezia Giulia, Molise, Trento, Bolzano, Abruzzo e Basilicata, con la sola eccezione della Sardegna e speriamo di Emilia-Romagna e Umbria (e Liguria, se andrà al voto). Se il centrosinistra continuerà a guidare soltanto 6 regioni su 21 (Toscana, Emilia-Romagna, Campania, Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta) e continuerà ad essere debole nelle aree interne, sarà difficile riconquistare il Parlamento nazionale, rendendo evidente che il radicamento delle forze progressiste nelle aree urbane non è sufficiente.

In particolare, in Piemonte il centrosinistra ha avuto il peggior risultato di sempre - 33,54% - mentre il centrodestra ha ottenuto il migliore di sempre, 56,13%: il vento di destra è ancora forte, ma soprattutto la moderazione di Cirio ha contribuito a strappare Azione e altre forze centriste allo schieramento di centrosinistra, che si è dimostrato sbilanciato su una linea schleiniana protesa al M5S (risultata inconcludente, dal momento che il M5S ha deciso di correre da solo e ha preso solo il 6,04%, a fronte della lista civica centrista di Cirio che ha preso ben il 12,23%).

Insomma, questa tornata elettorale ci pone di fronte ad alcune grandi questioni:

Schlein è considerata la vincitrice di questa tornata elettorale, resterà al suo posto, ma ora è venuto il momento di dimostrare la sua maturità politica, per la tenuta del Pd, ma soprattutto per la creazione di un’alternativa politica alle destre conservatrici.